Sorgenti della Nova
Un posto magico, dove la  natura si fa sentire in tutta la sua potenza. Le sorgenti della Nova  furono abitate fin dalla notte dei tempi, ancora prima che gli etruschi  arrivassero in collina.
Ai  margini del bacino della Selva del Lamone, dalla cui soglia si libera  la Maremma, sono ancora oggi visibili numerosi e importanti segni della  presenza dell’uomo fin dal passato più remoto. Uno di questi è Sorgenti  della Nova: un antico insediamento situato all’interno del comune di  Farnese, a cavallo tra Lazio e Toscana, che offre importanti contributi  alla conoscenza dell’Età del Bronzo nelle colline del Fiora.Una rupe silenziosa; uno sperone di tufo  e pomice simile a un giardino incontaminato, sui cui fianchi riposano i  resti di un importante abitato proto-etrusco e di un successivo  insediamento medievale. Il sito è stato purtroppo irrimediabilmente  danneggiato dalla presenza di una cava di inerti, che durante gli anni  settanta ha sconvolto la conformazione del luogo. A soffrirne è stata in  particolare l’eterna sorgente alle pendici della collina. Gli scavi  incontrollati hanno infatti distrutto l’imponente albero di castagno che  si ergeva sulla fonte, così come oggi non è più visibile la grande e  profonda grotta da cui la vena d’acqua scaturisce ancora copiosa. Nella  memoria sopravvivono solo le testimonianze degli anziani del luogo,  miste alle parole di un anonimo settecentesco che descrive la sorgente  come “una polla d’acqua che sgorga da un antro o grotta nascosta, la  quale sembra formata con artificioso mistero”.
Sono molteplici i ritrovamenti  protostorici effettuati lungo la rupe: da numerose grotte artificiali, a  diversi basamenti di capanne abitative, a depositi per le granaglie,  forni e strutture idriche. Salendo verso l’acropoli si incontra una  sorta di Via Cava che collega la parte inferiore della rupe con  l’estremo abitato fortificato naturalmente, sopra cui si staglia un  importante altare megalitico dalla struttura piramidale, utilizzato per  le funzioni religiose. Interessante il fatto che l’altare sia  orizzontato verso Monte Becco, laddove anticamente sorgeva il Fanum (a  confermare una piena identificazione del luogo con  gli usi e i culti   dell’antica Etruria nelle valli dell’Armine). All’inizio  dell’undicesimo secolo a.C.  l’abitato di Sorgenti della Nova contava  una popolazione numerosa, anche se negli anni seguenti l’area conobbe un  progressivo abbandono a causa delle nascenti città etrusche (Vulci,  Chiusi, Tarquinia) che causarono massicci  accentramenti demografici.  Nel Medioevo il centro di sorgenti della Nova si ripopola sensibilmente,  tanto da assumere, secondo le fonti, il nome di Castiglione. In questo  periodo le strutture  si moltiplicano e molte di esse sono ancora oggi 
visibili:  da caverne artificiali a diverse tipologie di abitazioni,  identificabili per lo più dalle fondamenta. In particolare, sulla cima  della collina sono presenti i resti di una grande torre e quelli di una  chiesa, che conserva ancora il pavimento in tufo e la scalata di  ingresso, sotto la quale giace un piccolo cimitero.
visibili:  da caverne artificiali a diverse tipologie di abitazioni,  identificabili per lo più dalle fondamenta. In particolare, sulla cima  della collina sono presenti i resti di una grande torre e quelli di una  chiesa, che conserva ancora il pavimento in tufo e la scalata di  ingresso, sotto la quale giace un piccolo cimitero.L’abitato di Sorgenti della Nova  rappresenta certamente un importante  contributo alla conoscenza del  periodo che prelude la piena fioritura dell’Etruria e delle molte  incognite che ancora la avvolgono, ma è soprattutto una indimenticabile  occasione di contemplare la carica spirituale della nostra terra,  ascoltando il silenzio di luoghi incontaminati.
COME ARRIVARE
Procedendo da Pitigliano in direzione  Farnese, svoltare a sinistra circa cento metri prima del ponte che  delimita il confine tra Lazio e Toscana. Seguire la strada sterrata per  circa due chilometri, poi girare a sinistra seguendo il cartello.  Proseguire per circa duecento metri fino a un cancello in ferro,  dopodiché continuare a piedi.